Giu 21, 2019 | periodico
A ORESTE CASTAGNA IL PREMIO MOIGE ALLA CARRIERA PER ESSERE UN PERSONAGGIO POSITIVO, RASSICURANTE E DEGNO DI FIDUCIA
“Sono infinitamente grato per questo premio del Movimento Italiano Genitori che dal 1997 è dalla parte dei genitori e dei bambini con risposte concrete alle loro richieste di aiuto. Ritiro il premio pensando ai 9 milioni e 800mila minorenni presenti in Italia e alle loro famiglie. Vorrei che si sentissero meno soli nello spazio digitale e in particolare contro il cyberbullismo. Navigare in rete è infatti un po’ come navigare in mare: occorre una patente per imparare a riconoscere i pericoli, a sapersi comportare e a capire dove trovare un porto sicuro”.
Con queste parole il regista Oreste Castagna, 60 anni il prossimo 28 giugno, nato a Milano ma residente a Bergamo, l’amico dei bambini, dei genitori e degli insegnanti oggi, venerdì 21 giugno, a Montecitorio alla presenza delle Istituzioni, di direttori di rete, autori, presentatori, attori e professionisti della tv e della comunicazione e del web ha ricevuto uno dei 28 Premi MOIGE a programmi tv, spot e canali Youtube di qualità dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori nel corso della la XII edizione di ‘Un anno di zapping… e di like 2018 – 2019’, la guida critica ai programmi televisivi e ai canali Youtube a misura di famiglia.
Il premio MOIGE alla carriera ad Oreste Castagna, si legge nella motivazione, è per aver accompagnato, in quasi quarant’anni di carriera, generazioni di bambini con programmi divertenti, educativi, innovativi, facendo la storia della tv dei ragazzi e diventando un personaggio positivo, rassicurante e degno di fiducia nell’immaginario dei bambini e dei loro genitori.
Un impegno che continua quello di Oreste Castagna nel contrastare attraverso il progetto «Cyberbulli Nooo!» una grande emergenza sociale, il cyberbullismo che, secondo i dati raccolti dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza nel 2018 il ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. Un’emergenza attualissima, ribadita oggi dalla #Stopcyberbullyingday | 24h Scholas Talks in Vaticano dove in conferenza virtuale da tutto il mondo, dopo il messaggio inviato da Papa Francesco, giovani, rappresentanti delle istituzioni, esperti del campo e partner dell’iniziativa hanno fatto sentire la propria voce alla luce dei dati del 1° report globale sul cyberbullismo della fondazione Scholas.
«Cyberbulli Nooo!» a settembre entrerà nelle scuole di 9 comuni coinvolgendo 1500 studenti: a Cavernago, Palosco, Mornico, Calcinate, Tagliuno, Cividino, Bolgare, Chiuduno e a Sesto San Giovanni.
«Cyberbulli Nooo!» coinvolge gli studenti in prima persona con metodi multimediali e tecniche teatrali. A ognuno di loro viene chiesto di calarsi nei panni dell’altro, immaginandosi ora vittima ora carnefice. Obiettivo: prendere consapevolezza di cosa comporta, davvero, il cyberbullismo. Durante le performance di «Cyberbulli NOOO!», infatti, l’invito è a tenere accesi i cellulari per condividere le proprie sensazioni con il pubblico attraverso la piattaforma www.cyberbulli.com. Internet diventa così un volano di riflessioni, consentendo di raggiungere molte più persone con foto, video, testi non solo virtuali ma anche reali. I ragazzi del pubblico vengono invitati a salire sul palco per agire tra di loro in modo teatrale, provando emozioni vere fatte di sguardi, voci ed esperienze.
Con loro: gli insegnanti e i genitori, perché una comunicazione efficace sul cyberbullismo non può prescindere dal coinvolgimento dei più “grandi” che spesso restano all’oscuro di ciò che accade sul web. Oreste Castagna stimola anche il loro intervento attraverso il racconto di fatti di cronaca e riflessioni che spingono all’azione: parlare, confidarsi, chiedere aiuto. Così, con una modalità laboratoriale, i genitori non sono solamente invitati ad assistere o ad ascoltare, come spesso accade durante le conferenze, ma diventano parte attiva e partecipativa. E lo stesso stimolo è rivolto a enti, istituzioni e associazioni che partecipano al progetto, con l’intento di creare una rete tra i partecipanti affinché tutti, insieme, possano diventare attori del cambiamento.

Mag 26, 2017 | periodico
A RUOTA DI GIACOMO AGOSTINI
Il Rotary Club Hospital 1 GXXIII ha promosso il suo primo interclub al ristorante La Marianna dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, riunendo i soci del R.C. Dalmine Centenario e dell’Inner Wheel Treviglio e chiamando un relatore d’eccezione come Giacomo Agostini, campione di motociclismo che ha lasciato una traccia marcata e indelebile nel mondo dello sport italiano e mondiale. Una tale figura non poteva tenere lontani i rotariani appassionati di imprese sportive. Insieme all’ADG Edoardo Gerbelli, presente Paolo Fiorani, presidente del R.C. Clusone, e numerosi soci appartenenti ai sodalizi dei Gruppi Orobico 1 e 2. Gran pienone per ascoltare alla viva voce di un protagonista assoluto i motivi di un successo straordinario maturato in tempi difficili e rischiosi per chi praticava il motociclismo agonistico. Giacomo Agostini ha vissuto la sua infanzia a Lovere, dove ha visto correre campioni di motocross come Carlo Moscheni, che gli sedeva accanto quasi a testimoniare un attaccamento paterno.
La passione lo ha assalito da adolescente, ragione per cui aveva bisogno dell’autorizzazione dei genitori a correre. Ottenuta la licenza sportiva, aiutato da Rovaris, concessionari Motomorini di zona, Agostini potè iniziare a cimentarsi tra i cadetti. La prima gara ufficiale, a cui partecipò con la fiammante “Settebello”, fu la gara in salita “Trento-Bondone” del 18 luglio 1961, nella quale si classificò secondo, alle spalle del celebre “Scoiattolo della montagna”, al secolo Attilio Damiani, campione italiano in carica e considerato imbattibile nelle cronoscalate. “I miei meccanici erano il panettiere e il farmacista – confessa – Le piste erano strade aperte al traffico, i caschi delle scodelle, la tuta pesava meno di un kg rispetto ai 10-12 di quelle odierne decisamente protettive”. La prima gara internazionale, vinta da Agostini, fu nella classe 250 della prestigiosa Coppa d’oro Shell, svoltasi il 19 aprile 1964 sul Circuito di Imola. Segnalato da Carlo Ubbiali, altro grande iridato bergamasco, Giacomo Agostini si presentò al conte Domenico Agusta e approdò alla MV Agusta partecipando al mondiale 1965 nelle classi 350 e 500 che lo avrebbero visto trionfare sui circuiti di tutto il mondo. Il suo palmares nel campionato mondiale è inequivocabile: ha disputato 190 gare, vincendone 123 e salendo sul podio 162 volte, aggiudicandosi 15 titoli mondiali, 8 in classe 500 e 7 in 350. Nella sua carriera Agostini ha fatto risuonare l’inno italiano 311 volte, comprese le gare valse 18 titoli nazionali, i dieci successi al Tourist Trophy (massacrante corsa di 360 km che ha mietuto decine di vittime tra i partecipanti) e la 200 miglia di Daytona, che lo ha visto gareggiare per la prima volta negli USA con una moto di 700 cc, vincere ma finire disidratato.
“E’ stato importante correre per una marca italiana” – dichiara Agostini, il quale ricorda quando, abbandonati i motori quattro tempi e con l’avvento del 2 tempi giapponese, egli finì per passare alla Yamaha alla fine del 1973. In compenso, ha rinunciato a girare un film di Pietro Germi preferendo correre in moto, anche se poi si è cimentato nei fotoromanzi. Appeso il casco al chiodo, da team manager ha vinto altri tre titoli mondiali. Differenze tra passato e presente? Una volta c’era più amicizia tra i piloti, la squadra Agusta era composto da 8 persone, oggi un team ne conta almeno 30 e soprattutto l’elettronica ha cambiato il modo di guidare la moto. Le qualità da riconoscere a Giacomo Agostini: la grande discrezione, la capacità di restare fedele alle proprie abitudini e amicizie, essere diventato manager di se stesso.

LA CORDATA DELLA PRESOLANA
Il nostro socio onorario Paolo Valoti, presidente del C.A.I. Bergamo, ci invita alla Cordata della Presolana, il grande evento del fine settimana dell’8 e 9 luglio 2017, a conclusione degli Stati Generali della Montagna verso un’agenda strategica condivisa della Provincia di Bergamo, e che si innesta all’interno di un progetto culturale per la sicurezza, salvaguardia e sostenibilità della montagna.
“Montagne per tutti” è un obiettivo generale che si concretizza in un’iniziativa particolare: rendere il rifugio Baita Cassinelli accogliente e accessibile anche ai disabili e alle persone con ridotte capacità motorie. Ogni partecipante alla Cordata sarà automaticamente anche finanziatore di questo progetto sociale e solidale.
Il giorno prescelto per la realizzazione della Cordata è domenica 9 luglio: all’ora stabilita tutti i partecipanti dovranno avere raggiunto il Campo Avanzato prescelto tra i 18 CA in cui il periplo è stato suddiviso per agganciare il proprio moschettone alla corda.
Sarà possibile scegliere il Campo Avanzato che si preferisce raggiungere indicandolo come preferenza nella fase di pre-registrazione e confermandolo poi in quella di registrazione. Ciascun Campo Avanzato può ospitare uno specifico numero massimo di, raggiunto il quale dovrai orientarti su un Campo Avanzato diverso. La cordata della Presolana è una grande sfida per le montagne e un simbolico abbraccio alla montagna che, con i suoi 2521 metri di altezza, è considerata l’incontrastata ‘Regina delle Orobie’. Ciascun partecipante alla Cordata della Presolana riceverà l’apposito kit costituito da: fettuccia, moschettone, t-shirt commemorativa e marsupio. Per avere il kit, è sufficiente scegliere la donazione base (5 euro).
Apr 11, 2017 | periodico
Il 10 aprile la Comunità Don Lorenzo Milani di Sorisole ha ospitato la riunione interclub tra Rotary Club Sarnico e Valle Cavallina e i Rotary Club Dalmine Centenario, Romano di Lombardia, Bergamo Nord, Bergamo Ovest e Treviglio. A fare gli onori di casa Don Fausto Resmini, il quale ha accompagnato i partecipanti in una interessante visita del complesso, che attualmente annovera circa 160 ospiti, impegnati in attività artigianali nei laboratori attrezzati, oltreché ad accudire gli animali allevati in loco e curare le coltivazioni realizzate per l’uso interno. I visitatori hanno potuto così prendere diretta cognizione degli sforzi profusi per offrire a tanti giovani in difficoltà per i più svariati motivi un ambiente sereno e un punto di riferimento utile a consentire loro una prospettiva di inserimento sociale e lavorativo. La serata è quindi proseguita in forma conviviale con la possibilità di apprezzare le capacità organizzative e gastronomiche dei giovani ospiti, che con sincero entusiasmo hanno accolto i Rotariani. A conclusione della cena, Alberto Nacci, tra Rotary Club Sarnico, ha brevemente introdotto l’intervento di Don Fausto, ricordandone, ove necessario, l’ infaticabile opera svolta nei confronti delle persone meno fortunate e di quelle provenienti da situazioni personali difficili e di emarginazione. Don Fausto, più che una relazione, ha svolto un chiaro ed appassionato quadro del contesto nel quale da molti anni opera con i suoi collaboratori, sottolineando come gli ospiti della Comunità, malgrado i diffusi pregiudizi, osservino le regole illustrate al momento del loro inserimento, che consentono cordiali rapporti con la popolazione locale e anzi testimoniano come le iniziative poste in essere abbiano il merito di interpretare in maniera adeguata le necessità della realtà odierna, che la politica non riesce spesso ad affrontare in modo efficace. Diverso approccio deve essere tuttavia riconosciuto alle Autorità locali, con le quali la Comunità ha instaurato da tempo una assidua collaborazione, che ha permesso tra l’altro un accordo con il Comune di Bergamo, in forza del quale è stato possibile prestare utile assistenza a favore degli immigrati di età inferiore ai 15 anni, assai numerosi nei nuovi flussi e spesso privi di alcun sostegno da parte di genitori e parenti.
Per questi minori è stato pertanto organizzato un servizio di prima accoglienza della durata media di circa due settimane, necessario per reperire una idonea collocazione di carattere duraturo. Di conseguenza anche la Comunità ha dovuto adeguare la propria struttura, favorendo un contatto personale tra i nuovi ospiti e gli educatori, nell’ambito dello svolgimento di determinati lavori ed attività, utili a creare un clima di fiducia e di reciproco rispetto. Un servizio di particolare importanza ha poi assunto il reparto di degenza, destinato ad accogliere le persone con necessità di cure mediche assidue, senza dover ricorrere alla ospedalizzazione esterna, nel mentre non viene ostacolato il proposito di allontanarsi temporaneamente dalla Comunità, allo scopo di coltivare rapporti personali con conoscenti e con soggetti provenienti da medesime regioni ed etnie, anche in vista di un possibile inserimento nel tessuto sociale già esistente. Assume comunque particolare rilevanza l’attività svolta dagli ospiti nei laboratori artigianali, in quanto il bagaglio di nozioni pratiche acquisite si presenta in ogni caso utile anche per chi, non avendo assicurata la possibilità di permanenza in Italia, potrà portare in patria quanto appreso durante il tirocinio svolto, quale dote utile per le proprie attività lavorative. In aggiunta al lavoro manuale svolto, circa 40 ospiti frequentano con assiduità corsi scolastici presso Istituti di Bergamo, nel mentre altri usufruiscono della disponibilità offerta in loco da insegnanti in pensione, che si prestano a fornire utili elementi di alfabetizzazione o di conoscenza della lingua italiana. All’ esposizione di Don Resmini ha fatto seguito l’intervento della dottoressa Laura D’Urbino, Giudice del Tribunale dei Minorenni di Brescia, la quale, proseguendo sulle tematiche svolte in precedenza, ha sottolineato le difficoltà che le persone addette al Tribunale (giudici, collaboratori, medici, assistenti sociali) devono affrontare quotidianamente, per valutare in modo corretto e puntuale un gran numero di minori, le cui vicende approdano all’Ufficio preposto. Il Tribunale dei Minorenni svolge infatti in campo civile attività sostitutive di quelle genitoriali, spesso inesistenti o inadeguate per incapacità dei titolari delle stesse o per concreta assenza. In tale contesto, i problemi da affrontare e risolvere presentano molteplici aspetti, che spesso richiedono interventi immediati e decisioni estemporanee, al fine di contenere situazioni con maltrattamenti e devianze ai danni di minori. Altrettanto diversificata è l’attività che deve essere svolta in campo penale, dove sovente si deve rilevare come i minori commettano reati senza particolari motivazioni e necessità di carattere economico o personale, spinti per lo più dal proposito di distinguersi nell’ambito del gruppo di appartenenza. Casi particolari, pur frequenti, riguardano situazioni familiari a delinquenza diffusa, in cui i componenti maggiorenni utilizzano la presenza e la collaborazione di minori, allo scopo di commettere reati, confidando nella impunità conseguente all’età anagrafica di questi ultimi. Il consumo ormai diffuso di sostanze stupefacenti ha poi un duplice effetto negativo, incidendo sulla salute e sullo sviluppo fisico e psicologico del minore, nonchè sulle frequentazioni dello stesso. A tale contesto non sono assolutamente estranei i minori di sesso femminile, che ormai partecipano, a pieno titolo e spesso con comportamenti ed effetti trainanti, alle medesime attività dei coetanei. Tra i minori di ogni sesso si registra inoltre l’assunzione sempre più generalizzata di alcool, facilmente reperibile in ogni contesto, che contribuisce a rendere più frequente il verificarsi di episodi di violenza, a fronte dei quali spesso la società, la famiglia e la scuola si trovano impreparati ed impotenti, anche per la incapacità di proporre validi modelli comportamentali di contenuto positivo. A tali problematiche cercano di porre un pur parziale rimedio le attività svolte in varie comunità, che spesso si sostituiscono alle famiglie, inesistenti o impotenti, e tentano di avviare percorsi di rieducazione dei singoli, pur escludendo provvedimenti punitivi, per lo più di scarso successo pratico. I dati e le considerazioni dei relatori hanno fornito lo spunto a vari interventi dei presenti, che hanno sottolineato concordemente l’importanza dell’attività svolta e la necessità di sostenere le iniziative di chi si fa diretto carico delle situazioni esistenti. Al termine delle relazioni è stata formalizzata la donazione del Service Minima Opera della Provvidenza, il cui bonifico era stato effettuato nella mattinata, con la stretta di mano tra Don Resmini e i Presidenti dei Club presenti.
Apr 7, 2017 | periodico
Il Giro d’Italia nella terra dei mille
Il Giro d’Italia 2017, edizione del centenario, rende omaggio a Bergamo, dove il 21 maggio è posto il traguardo della 15esima tappa ripartendo, dopo un giorno di riposo, da Rovetta. La 72 ore orobica della Corsa Rosa è stata presentata in anteprima il 6 aprile da Giovanni Bettineschi, patron di Promoeventi, società organizzatrice del passaggio della carovana, nel corso di una riunione congiunta del Panathlon Club Bergamo e del Rotary Club Dalmine Centenario, che si è svolta nella sala ristorante di Agnelli Cooking Lab. A fare gli onori di casa, insieme a Ciccio Agnelli e alla signora Marilena, i presidenti dei due sodalizi, Attilio Belloli per il Panathlon e Giuseppe Pezzoli per quello rotariano, i quali hanno salutato il prestigioso incarico conferito alla dott.ssa Mirella Pontiggia, comandante della Polizia Stradale di Bergamo e socio del R.C. Dalmine Centenario, chiamata a coordinare la viabilità e la sicurezza stradale al passaggio della carovana composta da 2.000 persone lungo i 3.500 km del Giro.
A fare da cornice alla serata alcuni campioni della bicicletta: Ivan Gotti, due volte vincitore della Corsa Rosa, Paolo Lanfranchi e Mirko Gualdi, e Claudio Corti, campione d’Italia su strada e team manager. Nei loro ricordi le emozioni che solo una corsa a tappe tra le bellezze d’Italia sa dare. Accanto a loro Michele Gamba, vicepresidente della Federazione Ciclistica Italiana, e Gianluigi Stanga, una vita da manager nel ciclismo professionistico. Alla serata si sono uniti Umberto Romano, assistente del Governatore del Gruppo Orobico 2 del Rotary, e Vilse Crippa, presidente del R.C. Bergamo Ovest. Il Panathlon Club Bergamo ha accolto due nuovi soci: Claudia Ratti, presidente ARiBi, impegnata nell’educazione all’uso della bicicletta, e Quirino Alcaini, architetto di fama con un passato da ciclista negli anni ’50, diventato panatleta alla vigilia dei suoi 80 anni.




Gen 28, 2017 | periodico
Il nostro club ha ospitato la testimonianza di Mauro Bernardi, in sedia a rotelle dopo un incidente stradale: il racconto di una ripartenza, di una seconda vita dopo la prima trascorsa come quelli di chiunque: sogni, ambizioni e aspettative, una tra queste quella di diventare maestro di sci. Mauro Bernardi, nato il 12 giugno 1977 a Gazzaniga e dunque prossimo al traguardo dei 40 anni, è un atleta paralimpico che offre, a chiunque lo incontri, impareggiabili lezioni. Dopo il servizio militare, nel quale Mauro ha avuto la possibilità di conseguire le patenti di guida, ha iniziato a lavorare come autista di camion. Dopo varie esperienze lavorative nel settore, tra cui viaggi internazionali, Mauro e la fidanzata Claudia hanno deciso di sposarsi e di costruire il nostro nido d’amore ad Abbazia di Albino. Per questo è tornato a percorrere le strade nazionali. Il giorno dell’atteso “sì”, 21 maggio 2005, i camion hanno avuto un ruolo particolare: Claudia e Mauro sono arrivati sul piazzale della chiesa a bordo di due trattori stradali.
La mattina del 31 agosto 2005, mentre guidava il camion della ditta di Albino per cui lavorava, Mauro ha subito un incidente che gli ha cambiato la vita. Dopo la degenza e la riabilitazione, è tornato a casa con una nuova condizione: una paraplegia incompleta. All’inizio è stato molto difficile ricalibrare la nuova vita: con sua moglie, negli affetti, nel lavoro, poi, come tutte le cose, si trova il modo per andare avanti.
Mauro è riuscito a farsene una ragione, tant’è che ha voluto intitolare il suo intervento “La vita rimane la cosa più bella che ho”, e grazie alle persone che gli sono state vicine. “Vivo la vita con la convinzione che è un dono meraviglioso e, a prescindere da ciò che abbiamo e da ciò che abbiamo perso, dobbiamo viverla al meglio – ama ripetere Mauro – E’ bello sognare di vivere meglio, è giusto tentare di farlo sul serio per non consumare nemmeno un secondo e sentire che anch’io sono parte del mondo”.
Grazie all’Inail di Bergamo, Mauro ha avuto la possibilità di avvicinarsi allo sci in monosci e grazie a Stefano Belingheri ha conosciuto Corrado Sulsente, direttore della Snowsport Academy San Marino. La nuova vita in sedia a rotelle gli ha aperto una serie di nuove e inaspettate opportunità: a seguito del superamento del relativo test attitudinale, a giugno 2011 è stato ammesso ai percorsi formativi per maestri di sci organizzati dalla scuola di San Marino; dopo aver frequentato un corso su misura composto da circa 840 ore, è diventato Ski Instructor III°, di fatto maestro di sci disabile per l’insegnamento a persone che per praticare questo sport devono utilizzare i medesimi ausili e supporti. Il 10 settembre 2013, grazie alla consigliera regionale Lara Magoni, campionessa nello sport e nella vita, e di tutto il Consiglio regionale, è stata votata all’unanimità la mozione con l’obiettivo di portare al riconoscimento ufficiale del titolo di maestro di sci disabile che insegna ai disabili omologhi che utilizzano i medesimi supporti tecnici. Un’opportunità che gli è tuttora negata, amaramente.
Mauro collabora con l’ADB (Associazione Disabili Bergamaschi) e con l’Associazione Italiana Famigliari Vittime della Strada-AIFVS attraverso incontri per la prevenzione degli incidenti stradali negli istituti scolastici. Mauro si appresta a raccogliere l’eredità di Luigi Galuzzi quale delegato provinciale del Comitato Italiano Paralimpico, con la convinzione che lo sport è vita e per chi è disabile lo sport riabilita, reintegra e fa stare bene.