Mag 13, 2017 | periodico
Mai ci saremmo aspettati di dover usare il passato per parlare di Pietro Giannini, il nostro Governatore. Ci eravamo abituati ai suoi richiami ai princìpi del Rotary, a fare bene il Bene, a mettere da parte gli individualismi per concentrarsi sull’Azione. “Tra pochi mesi tornerò a essere un semplice socio” – aveva proferito nel marzo scorso a margine di un seminario promosso dai giovani dell’Interact sul delicato tema del cyberbullismo. Lui che ai giovani credeva in modo particolare e aveva spinto i Gruppi Orobici a sostenere il Festival Bergamo Scienza per contribuire alla crescita culturale del territorio e soprattutto delle nuove generazioni. Pietro amava il fare, voleva constatare il risultato, pareva burbero, ma aveva un cuore esageratamente aperto e credeva nell’amicizia. Al punto da scegliere di farsi ricordare com’è sempre stato, con la sua figura austera, la battuta pronta, il piglio severo che sveglia la coscienza. Un monito di Pietro era un invito allo scatto in avanti; le bacchettate solevano effetto. Da Governatore ha voluto essere come un padre che lascia fare ma non perde di vista. Pietro non pretendeva di piacere a tutti, ma si dava con generosità ed entusiasmo, tenendo quasi sempre accanto a sé la sua Sissi. Quando lei non c’era, lecito chiedersi perché non gli fosse accanto.
Pietro guardava oltre, preoccupato di consolidare il presente per lanciare il futuro. Per superare il senso di vuoto che egli ha lasciato non resta che richiamare i suoi discorsi. Celebreremo il suo congresso pensando che l’incompiuto è stato già tracciato. A noi il compito di continuare la missione del Rotary. Piccole grandi azioni, propositi da realizzare in un tempo breve o più lungo, la banca del tempo da arricchire e la famiglia rotariana da allargare con persone scevre dagli interessi e armate di buona volontà. Noi ci siamo. E Pietro pure, sempre.
Eugenio Sorrentino
Federico “Friedel” Elzi, uno dei nostri past president, ha mantenuto l’impegno preso con Pietro Giannini all’inizio dell’anno rotariano 2016-2017 fondando un nuovo club orobico, espressione della volontà distrettuale e degli obiettivi del Governatore. Ecco la sua testimonianza, a ricordo del rapporto di amicizia e collaborazione con Pietro Giannini, al quale ha inteso rivolgersi per un messaggio al presente.
“Eravamo abituati a sentirci spesso per via delle costanti informazioni che chiedevi per il nuovo ed ultimo Club nato, il RC Hospital 1 che hai seguito passo passo e da te definito come un sogno impossibile da realizzare in così poco tempo. Dai primi incontri agli ultimi con Sergio Moroni e il nuovo Presidente Roberto Dodesini hai sempre spinto verso il concetto del nuovo modo di fare Rotary e tutti ti abbiamo seguito su questa strada ! Ricordo il messaggio di quella mattina e poi la telefonata, in cui ci informavi che eri in Ospedale per fare una gastroscopia ….! Dopo 10 minuti è arrivato Dodesini, il quale ti ha seguito fino alla fine! Sapemmo subito delle tue condizioni, ma eravamo consapevoli che eri un leone e un combattente, e sia al telefono che per sms ci tenevi informati del tuo procedere! Non avevi perso il tuo gusto di fare ironia, quando scrivesti sono al cinema; solo dopo, al telefono, mi dicesti che stavi guardando il film della tua vita. E così hai fatto !
Avrei molto da dire, ci conosciamo da ben 40 anni, per lavoro e poi per il Rotary, e mi sei sempre stato vicino. Difficile dimenticarti con la tua Sissi al tavolo anche solo le ultime volte !
Non ti dimenticheremo Pietro, noi di sicuro ti avremo sempre nel cuore per tutte le battaglie fatte e anche vinte! Buon viaggio Pietro, sarai per sempre al nostro fianco e nei nostri ricordi con lo spirito toscano che ti ha sempre contraddistinto!”
Un rapporto magico
Gian Battista Gualdi è uno dei soci giovani del nostro Rotary. Lui, in breve tempo, è rimasto affascinato dal mondo rotariano e dalle figure che lo rappresentano. Una su tutte, quella di Pietro Giannini.
“Pietro non era solo il governatore ma l’uomo gentile che voleva passare a noi tutta la sua esperienza e la sua conoscenza. Un amico vero. Spesso riuscivamo a farci arrossire a vicenda. La prima volta che lo conobbi venni presentato e io, da persona rispettosa quale sono, usai il classico “Lei”: è così che si fa con le persone importanti! Lui delicatamente mi ammonì dicendomi subito che nel Rotary non c’erano gerarchie e mi pregò per il futuro di chiamarlo Pietro. Durante i suoi incontri davanti a immense platee, imperterrito come pochi, a un certo punto del suo coinvolgente discorso, citava la newsletter che aveva ricevuto da me e, se ero presente, mi ringraziava davanti a tutti. Trovava sempre delle parole appropriate e divertenti per spiegare la metafora contenuta nella newsletter. Mi ricorderò sempre quando Pietro ha citato la mia news sulle “mutandine”. Mi auguro che grazie a questa news Pietro abbia avuto la giusta intuizione. Secondo me l’ha avuta. Pietro, so che tu ci puoi vedere e vorrei che tu sapessi che in tutti noi hai lasciato un grande esempio come uomo e come maestro, con particolare classe ed eleganza. Grazie per averci insegnato come si progetta il futuro in questo mondo”.
Apr 11, 2017 | periodico
Il 10 aprile la Comunità Don Lorenzo Milani di Sorisole ha ospitato la riunione interclub tra Rotary Club Sarnico e Valle Cavallina e i Rotary Club Dalmine Centenario, Romano di Lombardia, Bergamo Nord, Bergamo Ovest e Treviglio. A fare gli onori di casa Don Fausto Resmini, il quale ha accompagnato i partecipanti in una interessante visita del complesso, che attualmente annovera circa 160 ospiti, impegnati in attività artigianali nei laboratori attrezzati, oltreché ad accudire gli animali allevati in loco e curare le coltivazioni realizzate per l’uso interno. I visitatori hanno potuto così prendere diretta cognizione degli sforzi profusi per offrire a tanti giovani in difficoltà per i più svariati motivi un ambiente sereno e un punto di riferimento utile a consentire loro una prospettiva di inserimento sociale e lavorativo. La serata è quindi proseguita in forma conviviale con la possibilità di apprezzare le capacità organizzative e gastronomiche dei giovani ospiti, che con sincero entusiasmo hanno accolto i Rotariani. A conclusione della cena, Alberto Nacci, tra Rotary Club Sarnico, ha brevemente introdotto l’intervento di Don Fausto, ricordandone, ove necessario, l’ infaticabile opera svolta nei confronti delle persone meno fortunate e di quelle provenienti da situazioni personali difficili e di emarginazione. Don Fausto, più che una relazione, ha svolto un chiaro ed appassionato quadro del contesto nel quale da molti anni opera con i suoi collaboratori, sottolineando come gli ospiti della Comunità, malgrado i diffusi pregiudizi, osservino le regole illustrate al momento del loro inserimento, che consentono cordiali rapporti con la popolazione locale e anzi testimoniano come le iniziative poste in essere abbiano il merito di interpretare in maniera adeguata le necessità della realtà odierna, che la politica non riesce spesso ad affrontare in modo efficace. Diverso approccio deve essere tuttavia riconosciuto alle Autorità locali, con le quali la Comunità ha instaurato da tempo una assidua collaborazione, che ha permesso tra l’altro un accordo con il Comune di Bergamo, in forza del quale è stato possibile prestare utile assistenza a favore degli immigrati di età inferiore ai 15 anni, assai numerosi nei nuovi flussi e spesso privi di alcun sostegno da parte di genitori e parenti.
Per questi minori è stato pertanto organizzato un servizio di prima accoglienza della durata media di circa due settimane, necessario per reperire una idonea collocazione di carattere duraturo. Di conseguenza anche la Comunità ha dovuto adeguare la propria struttura, favorendo un contatto personale tra i nuovi ospiti e gli educatori, nell’ambito dello svolgimento di determinati lavori ed attività, utili a creare un clima di fiducia e di reciproco rispetto. Un servizio di particolare importanza ha poi assunto il reparto di degenza, destinato ad accogliere le persone con necessità di cure mediche assidue, senza dover ricorrere alla ospedalizzazione esterna, nel mentre non viene ostacolato il proposito di allontanarsi temporaneamente dalla Comunità, allo scopo di coltivare rapporti personali con conoscenti e con soggetti provenienti da medesime regioni ed etnie, anche in vista di un possibile inserimento nel tessuto sociale già esistente. Assume comunque particolare rilevanza l’attività svolta dagli ospiti nei laboratori artigianali, in quanto il bagaglio di nozioni pratiche acquisite si presenta in ogni caso utile anche per chi, non avendo assicurata la possibilità di permanenza in Italia, potrà portare in patria quanto appreso durante il tirocinio svolto, quale dote utile per le proprie attività lavorative. In aggiunta al lavoro manuale svolto, circa 40 ospiti frequentano con assiduità corsi scolastici presso Istituti di Bergamo, nel mentre altri usufruiscono della disponibilità offerta in loco da insegnanti in pensione, che si prestano a fornire utili elementi di alfabetizzazione o di conoscenza della lingua italiana. All’ esposizione di Don Resmini ha fatto seguito l’intervento della dottoressa Laura D’Urbino, Giudice del Tribunale dei Minorenni di Brescia, la quale, proseguendo sulle tematiche svolte in precedenza, ha sottolineato le difficoltà che le persone addette al Tribunale (giudici, collaboratori, medici, assistenti sociali) devono affrontare quotidianamente, per valutare in modo corretto e puntuale un gran numero di minori, le cui vicende approdano all’Ufficio preposto. Il Tribunale dei Minorenni svolge infatti in campo civile attività sostitutive di quelle genitoriali, spesso inesistenti o inadeguate per incapacità dei titolari delle stesse o per concreta assenza. In tale contesto, i problemi da affrontare e risolvere presentano molteplici aspetti, che spesso richiedono interventi immediati e decisioni estemporanee, al fine di contenere situazioni con maltrattamenti e devianze ai danni di minori. Altrettanto diversificata è l’attività che deve essere svolta in campo penale, dove sovente si deve rilevare come i minori commettano reati senza particolari motivazioni e necessità di carattere economico o personale, spinti per lo più dal proposito di distinguersi nell’ambito del gruppo di appartenenza. Casi particolari, pur frequenti, riguardano situazioni familiari a delinquenza diffusa, in cui i componenti maggiorenni utilizzano la presenza e la collaborazione di minori, allo scopo di commettere reati, confidando nella impunità conseguente all’età anagrafica di questi ultimi. Il consumo ormai diffuso di sostanze stupefacenti ha poi un duplice effetto negativo, incidendo sulla salute e sullo sviluppo fisico e psicologico del minore, nonchè sulle frequentazioni dello stesso. A tale contesto non sono assolutamente estranei i minori di sesso femminile, che ormai partecipano, a pieno titolo e spesso con comportamenti ed effetti trainanti, alle medesime attività dei coetanei. Tra i minori di ogni sesso si registra inoltre l’assunzione sempre più generalizzata di alcool, facilmente reperibile in ogni contesto, che contribuisce a rendere più frequente il verificarsi di episodi di violenza, a fronte dei quali spesso la società, la famiglia e la scuola si trovano impreparati ed impotenti, anche per la incapacità di proporre validi modelli comportamentali di contenuto positivo. A tali problematiche cercano di porre un pur parziale rimedio le attività svolte in varie comunità, che spesso si sostituiscono alle famiglie, inesistenti o impotenti, e tentano di avviare percorsi di rieducazione dei singoli, pur escludendo provvedimenti punitivi, per lo più di scarso successo pratico. I dati e le considerazioni dei relatori hanno fornito lo spunto a vari interventi dei presenti, che hanno sottolineato concordemente l’importanza dell’attività svolta e la necessità di sostenere le iniziative di chi si fa diretto carico delle situazioni esistenti. Al termine delle relazioni è stata formalizzata la donazione del Service Minima Opera della Provvidenza, il cui bonifico era stato effettuato nella mattinata, con la stretta di mano tra Don Resmini e i Presidenti dei Club presenti.
Apr 7, 2017 | periodico
Il Giro d’Italia nella terra dei mille
Il Giro d’Italia 2017, edizione del centenario, rende omaggio a Bergamo, dove il 21 maggio è posto il traguardo della 15esima tappa ripartendo, dopo un giorno di riposo, da Rovetta. La 72 ore orobica della Corsa Rosa è stata presentata in anteprima il 6 aprile da Giovanni Bettineschi, patron di Promoeventi, società organizzatrice del passaggio della carovana, nel corso di una riunione congiunta del Panathlon Club Bergamo e del Rotary Club Dalmine Centenario, che si è svolta nella sala ristorante di Agnelli Cooking Lab. A fare gli onori di casa, insieme a Ciccio Agnelli e alla signora Marilena, i presidenti dei due sodalizi, Attilio Belloli per il Panathlon e Giuseppe Pezzoli per quello rotariano, i quali hanno salutato il prestigioso incarico conferito alla dott.ssa Mirella Pontiggia, comandante della Polizia Stradale di Bergamo e socio del R.C. Dalmine Centenario, chiamata a coordinare la viabilità e la sicurezza stradale al passaggio della carovana composta da 2.000 persone lungo i 3.500 km del Giro.
A fare da cornice alla serata alcuni campioni della bicicletta: Ivan Gotti, due volte vincitore della Corsa Rosa, Paolo Lanfranchi e Mirko Gualdi, e Claudio Corti, campione d’Italia su strada e team manager. Nei loro ricordi le emozioni che solo una corsa a tappe tra le bellezze d’Italia sa dare. Accanto a loro Michele Gamba, vicepresidente della Federazione Ciclistica Italiana, e Gianluigi Stanga, una vita da manager nel ciclismo professionistico. Alla serata si sono uniti Umberto Romano, assistente del Governatore del Gruppo Orobico 2 del Rotary, e Vilse Crippa, presidente del R.C. Bergamo Ovest. Il Panathlon Club Bergamo ha accolto due nuovi soci: Claudia Ratti, presidente ARiBi, impegnata nell’educazione all’uso della bicicletta, e Quirino Alcaini, architetto di fama con un passato da ciclista negli anni ’50, diventato panatleta alla vigilia dei suoi 80 anni.




Mar 31, 2017 | periodico
Diritto d’autore: SIAE vs. SOUNDREEF
Il nostro club ha ospitato il 30 marzo un relatore di eccezione per affrontare il tema dei diritti d’autore. L’avv. Andrea Maria Mazzaro, .vice-presidente del consiglio di amministrazione di APA-Associazione Professionisti d’Affari (di cui è stato presidente nel quinquennio 2011-2016), è famoso per essere l’autore de ‘Il caso Napster – la musica online’, pubblicato nel 2005, ed è membro del comitato scientifico di Medialaws. Egli ha affrontato il tema della battaglia tra SIAE e SOUNDREEF. Com’è noto, il caso dei diritti d’autore è arrivato all’ultima edizione del festival di Sanremo, dove cinque musicisti in gara, da Gigi D’Alessio a Maurizio Fabrizio, hanno affidato la gestione delle royalty alla startup innovativa che ha chiesto i relativi pagamenti, mentre la Società autori difende il mon
opolio. Il colosso Siae contro la startup Soundreef, che apre una disputa su chi debba negoziare le licenze e incassare i relativi diritti, destinata ad allargarsi alle radio e alle televisioni. Da mesi Soundreef, che opera attraverso una società di diritto inglese, lotta per far riconoscere la propria attività in Italia.
La direttiva europea Barnier prescrive la libertà per gli artisti di scegliere a chi affidare la gestione dei diritti, ma la delega di recepimento approvata con enorme ritardo (e relativa procedura di infrazione) dal Parlamento, trasformata in decreto dal governo e ora di nuovo all’attenzione delle Camere, salvaguarda la storica azienda Siae, che ribadisce di essere l’unica titolata a rilasciare licenze sul territorio italiano, come previsto dall’esclusiva del 1941. Della bozza scritta dal governo, Siae e Soundreef danno un’interpretazione opposta. Secondo la startup il testo le dà di fatto il via libera a trattare con gli utilizzatori, radio e televisioni, le licenze sul proprio repertorio. Secondo la Società autori ed editori invece il mantenimento del monopolio significa che sul territorio italiano Siae è l’unico soggetto autorizzato a rilasciare le licenze agli utilizzatori e che per le altre società l’unico modo di operare è affidarle un mandato. Cosa che Soundreef non ha intenzione di fare. Insomma, un vero e proprio caos legale.
Mar 24, 2017 | periodico
VIAGGIO NEL CUORE DELLA BIRMANIA
Nessuno avrebbe potuto immaginare quanta umanità ed emozioni si celano dietro la storia di Aung San Suu Kyi, donna coraggiosa e determinata sul cammino della pace e della convivenza del popolo birmano in tutte le sue espressioni. Un patrimonio di amicizia quello che lega il premio Nobel per la pace all’associazione italo-birmana dedicata a Giuseppe Malpeli, un volontario italiano che ha stretto rapporti con il Paese asiatico nei giorni bui in cui Aung San Suu Kyi è stata costretta a vivere confinata. Una limitazione che non le ha impedito di esercitare la sua azione e ritrovare la libertà per perseguire la strada della democrazia e della libertà, diventando capo dell’opposizione nell’aprile 2012 dopo le elezioni politiche.
A raccontare i tratti di questa donna straordinaria la senatrice Albertina Soliani, presidente dell’associazione per l’amicizia Italia Birmania, e già sottosegretario all’istruzione, diventata a sua volta amica personale. Una serata particolare, promossa dal socio e past president Roberto Peroni, per un viaggio nel cuore della Birmania, che ha visto il Rotary Club Dalmine Centenario in Interclub con l’Inner Wheel Club di Treviglio e dell’Adda, guidato da Angela Aliberti e di cui fa parte Virginia Withworth King, docente anglo-birmana residente a Treviglio. “Aung San Suu Kyi sta guidando il suo popolo verso la libertà – ha detto Albertina Soliani, definendola interprete della rivoluzione spirituale – Il suo obiettivo è l’unità del Paese, compresi i militari. Ci sono i problemi della minoranza musulmana e ancora conflitti interni, ma il cammino verso lo Stato unitario e federale è tracciato. A riprova di ciò, ella ha deciso di riunione tutte le fedi religiose per la conciliazione e la pace, invitando anche i militari”. La relazione-testimonianza di Albertina Soliani ha preceduto di pochi giorni una iniziativa promossa a Treviglio dalla Federazione degli studenti della Bassa bergamasca per discutere sulla nuova Birmania democratica di Aung San Suu Kyi dopo il primo anno di governo e il rapporto di amicizia tra Italia e Birmania.
Nel corso della serata il presidente Giuseppe Pezzoli ha spillato Federico “Friedel” Elzi quale socio onorario, essendo egli passato nelle file del nuovo Rotary Club Hospital 1 GXIII, di cui è socio fondatore. Friedel si è impegnato a essere assiduo frequentatori degli appuntamenti del R.C. Dalmine Centenario, dove ha ricoperto il ruolo di presidente e vicepresidente, assolvendo contestualmente agli incarichi assegnatigli dal Distretto 2042.
E’ NATO IL ROTARY CLUB HOSPITAL 1 GXXIII
Una delegazione del R.C. Dalmine Centenario, con il presidente Giuseppe Pezzoli, il tesoriere Carmine Pagano e il socio Valentino Cettolin, ha presenziato alla nascita ufficiale del Rotary club Hospital 1 GXXIII di Bergamo nel corso di una cerimonia tenutasi mercoledì 22 marzo all’auditorium Parenzan dell’ospedale di Bergamo e suggellata dalla consegna della Carta costituiva da parte di Pietro Giannini, governatore del Distretto 2042. Tra i soci fondatori il nostro Friedel Elzi.
A presiedere il nuovo club è stato chiamato Alessandro Roberto Dodesini, già socio del R.C. Romano di Lombardia e dirigente medico nell’Unità di malattie endocrine e diabetologia dell’Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII. Il ruolo di vicepresidente è stato affidato a Giulio Bassi, quello di segretario a Margherita Molinari. Tra i componenti del consiglio direttivo e i presidenti delle commissioni figurano; Danilo Fossati, Vincenzo Bona, Federico Friedel Elzi, Sergio Moroni (già A.G. del Gruppo Orobico 2), Marcello Personeni, Francesco Yago Felletti, Corrado Spreafico, Maryam Nezarati Zadeh, Giovanni Buono, Giulio Fassi e Claudia Canesi.
Mar 11, 2017 | periodico
Distrazioni alla guida: la sbornia del terzo millennio
La distrazione alla guida costituisce una delle principali cause di incidente stradale. Tra i principali fattori di distrazione vi è l’uso del cellulare alla guida per telefonare o per inviare e leggere messaggi, nonché la maggior parte dei dispositivi di bordo (di navigazione, di intrattenimento ecc.). Diversi studi hanno confermato una generale sottovalutazione della distrazione come fattore di rischio da parte dei conducenti. Peraltro il fenomeno è in crescita parallelamente alla diffusione dell’utilizzo di dispositivi telefonici e di bordo che possono distogliere l’attenzione dalla guida.

Ne ha parlato Mirella Pontiggia, comandante della Polizia Stradale di Bergamo e socio del R.C. Dalmine Centenario, intervenuta alla riunione interclub promossa con il Panathlon Club Bergamo, presieduto da Attilio Belloli, sul tema “Distrazioni alla guida – la sbornia del terzo millennio”. Riunione che ha visto anche la partecipazione dei rappresentanti del programma Safe Driver, con il coordinatore Andrea Noventa dell’Asl di Bergamo e le volontarie Roberta Mangiapanello e Paola Pesenti Bolognini, Mauro Bernardi in qualità di testimonial della campagna di sicurezza stradale, di Ragazzi On The Road, con Alessandro Invernici e Andrea Nicoletti, il gruppo dell’Interact Club Bergamo, guidato dal presidente Federica Sorrentino.

Affiancata da Mauro Romagnoli, assistente capo della Polstrada, Mirella Pontiggia ha analizzato i rischi del cosiddetto multitasking proponendo una serie di filmati esemplificativi. Primo fra tutti quello sull’uso degli sms, proposto nell’ambito della campagna ICARO 2017.
Sono diversi gli studi che hanno esaminato gli effetti dell’utilizzo del cellulare durante la guida. Ciò che è emerso è che il rischio di incidente per chi utilizza tale dispositivo durante la guida è fino a 4 volte superiore rispetto a chi non ne fa uso. L’articolo 173 vieta di usare cellulari o smartphone alla guida, anche per mandare sms. E purtroppo le statistiche dimostrano che la distrazione crea incidenti gravi più dell’alcolemia e degli stati tossicologici.
La guida richiede continua attenzione alla strada ed al traffico così come un buon controllo del veicolo. Non prestare una piena attenzione può condurre ad una perdita di controllo o ad una andatura incerta che può mettere a rischio sé stessi e gli altri. Sebbene non esista una definizione comune del termine “distrazione” per il guidatore, generalmente si conviene che il guidatore è distratto quando la sua attenzione è focalizzata su qualcosa di diverso della guida: distrazioni visive, uditive, biomeccaniche (regolazioni degli apparecchi di bordo) oppure distrazioni cognitive (sovrappensiero).
Poiché guidare è prima di tutto un’attività che coinvolge le capacità visive, le distrazioni visive sono tra quelle più pericolose. In ogni caso l’importante è capire che non è possibile fare due cose contemporaneamente quando una di queste è guidare.
Mirella Pontiggia e Mauro Romagnoli hanno sottoposto alcuni dei presenti a dei semplici test attitudinali.
A Federica e Matteo, entrambi 19enni, è stato chiesto di riportare su un foglio prima un rigo con una serie di lettere e poi uno successivo una serie di numeri. Esercizio che entrambi hanno completato nel giro di 11 e 20 secondi. Quando, però, è stato chiesto loro di sovrapporre le due righe, alternando la scrittura di una lettera e del numero sottostante, il tempo di esecuzione si è allungato a 57 secondi per lui e 1 minuto e 17 secondi per lei.
Una dimostrazione di quanto il multitasking rallenti le nostre azioni. E si tenga conto che in un secondo, a 50 km/h si percorrono 14 metri, che diventano 28 a 100 km/h e 36 a 130 km/h, che rappresenta il limite massimo di velocità in autostrada.


La serata, a cui hanno partecipato l’A.G. del Gruppo Orobico 2, Umberto Romano, e i presidenti dei R.C. Sarnico e Bergamo Sud, Alberto Nacci e Vilse Crippa, ha permesso di ricordare anche il 70ennale di costituzione della Polizia Stradale e rivolgere gli auguri di buon lavoro a Mirella Pontiggia, chiamata a coordinare il servizio stradale del 100° Giro ciclistico d’Italia. Un riconoscimento alla sua alta professionalità e preparazione.
Cyberbullismo: la prepotenza invisibile
Seminario dell’Interact Club Bergamo con il Gen. Luciano Garofano
Il mondo rotariano è sceso in campo il 10 marzo per sensibilizzare le scuole bergamasche al fenomeno del cyberbullismo. Merito dell’Interact Club Bergamo, che in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale ha promosso il seminario dal titolo “La prepotenza invisibile”, ispirato al libro del generale Luciano Garofano, ex comandante del RIS Carabinieri di Parma e presidente dell’Accademia di Scienze Forensi, in veste di relatore nell’auditorium del Collegio S. Alessandro di fronte a una platea di oltre 500 studenti con i rispettivi docenti.
Un racconto tra gli innumerevoli casi di cronaca, molti dei quali drammatici, i pericoli che derivano dall’uso improprio e disinvolto di strumenti digitali e social network e le insidie che le nuove messaggistiche multimediali nascondono. A introdurre il seminario è stata Federica Sorrentino, presidente dell’Interact Club Bergamo, la quale ha spiegato la vocazione all’amicizia, al volontariato e alla solidarietà che alberga nel gruppo giovanile rotariano, dove chi ne fa parte impara a sviluppare le loro doti di leadership e scoprire il valore del servire al di sopra di ogni interesse personale.
Proprio queste caratteristiche hanno indotto l’Interact ad affrontare il tema del cyberbullismo, una piaga che tanti giovani e ragazzi sentono sulla propria pelle. Una proposta raccolta dall’Ufficio Scolastico Territoriale, la cui dirigente Patrizia Graziani, anch’essa socio del Rotary, ha sottolineato l’attenzione costante che il mondo della scuola pone a un fenomeno preoccupante, che trasforma strumenti di sicura utilità come gli smartphone in potenziali armi in grado di colpire in modo subdolo e profondo chi ne rimane vittima.
Pietro Giannini, Governatore del Distrett0 2042, si è rivolto alla platea degli studenti richiamando il ruolo che il Rotary svolge nella società e l’impegno profuso a livello mondiale nelle grandi campagne a favore dell’umanità. Il coraggio di affrontare un tema delicato come il cyberbullismo, per iniziativa dei giovani dell’Interact, dimostra la sensibilità alle questioni di interesse sociale e la volontà di aiutare a creare consapevolezza e senso di responsabilità nelle nuove generazioni.
Il lungo e articolato intervento del gen. Garofano è stato seguito con livello di attenzione e partecipazione culminato nelle domande che alcuni studenti, nella parte conclusiva del seminario, gli hanno rivolto. Una su tutte (cosa posso fare se un amico o compagno di scuola confida di essere vittima di cyberbullismo?) riflette il senso di coinvolgimento e la preoccupazione dei giovani.
Un ragazzo su cinque ammette di essere vittima di bullismo in senso lato, per di più a scuola, poi per strada e poi su internet; tra i 14 e 17 anni ne sono vittime due ragazzi su cinque. Ma 1 su 3 non ne parla con nessuno, per vergogna o in attesa di porre in atto la vendetta. Il cyberbullismo dilaga perché viene attuato attraverso sms, mms, email, calls ovvero chiamate diffamatorie, intidimazioni e offese in chat, istant message (insulti e offese medianti sistemi di comunicazione istantanei), siti web dove vengono rivelate informazioni personali e divulgati immagini e video compromettenti. Si arriva poi alla denigrazione, volta a danneggiare la reputazione di una persona, perpetrata anche attraverso il furto d’identità, e al cyberstalking, ovvero l’invio ripetuto di messaggi intimidatori contenenti minacce e offese.


La connessione costante a internet accresce i rischi e i social network – come ha sottolineato il gen. Garofano – possono rivelarsi una trappola. Secondo una recente indagine, il 17% dei ragazzi dichiara di non riuscire a staccarsi da smartphone e social, 1 su 4 è sempre online e la metà si connette più volte al giorno. Addirittura 1 su 5 è afflitto da wamping, cioè si sveglia durante la notte per controllare i messaggi ricevuti sul proprio c cellulare, e 4 su 5 chattano continuamente su Whatsapp. Lunga anche la lista dei reati che si possono commettere in rete: sostituzione di persona, diffamazione, pornografia minorile, violenza privata, minacce, atti persecutori, molestie, violazione della privacy. Il gen. Garofano ha ricordato che, con il motto “Facciamo rete per un web sicuro”, sono in corso iniziative concrete per contrastare il fenomeno: il DDL 1261 contiene disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo.
“Si tratta dunque di stabilire, alimentare e promuovere vere relazioni con i figli/studenti, consolidandone l’autostima, gratificandoli rispetto all’impegno profuso negli studi, nello sport o per azioni di volontariato, e chiarendo che il loro valore non è legato al numero di amici virtuali – ha sottolineato il gen. Garofano – Occorre spiegare loro gli aspetti positivi e le enormi possibilità della rete, ma anche i numerosi rischi che si corrono considerando che la rete è un universo senza controllo e senza censura e che messaggi e post sono per sempre,

dichiarandosi pronti a offrire consigli rispetto a situazioni che presentino atteggiamenti denigratori o episodi spiacevoli legati a immagini o frasi che destano preoccupazione”.
Le presenze rotariane al seminario: Gaetano Briolini, prefetto distrettuale e socio del R.C. Bergamo Città Alta; Giuseppe Pezzoli, presidente R.C. Dalmine Centenario con Antonia Cattaneo, presidente commissione azione giovanile; Alessandra Vaccher, segretaria R.C. Bergamo Città Alta e Bergamo Nord; Maria Grazia Magni, consorte di Marco Bertoli, presidente R.C. Bergamo Città Alta; Chiara Tiraboschi e Laura Psaila, soci dell’Interact Club Bergamo; Eugenio Sorrentino, past president del R.C. Dalmine Centenario e il socio del Gian Battista Gualdi.
Un particolare ringraziamento a Davide Maggioni, studente al 5° anno dell’Itis Paleocapa, che si è adoperato come tecnico audio, a Matteo Locatelli, che ha supervisionato le luci in sala, a Gianbattista Gualdi e Lorenzo Maria Manchi per le riprese video.